giovedì 5 febbraio 2015

Le reti idriche italiane disperdono il 40% dell'acqua

Rotture nelle condotte, impianti vetusti e scarsa manutenzione tra le cause degli sprechi d'acqua dei servizi locali, rilevati dal nuovo censimento Istat.
Le reti idriche italiane disperdono il 40% dell'acqua
Nel 2012 le reti comunali dell'acqua potabile italiane hanno disperso 3,1 miliardi di metri cubi, ovvero il37,4% del volume di acqua immesso in rete. Ciò significa, semplificando, che su 100 metri cubi d'acqua ne vengono sprecati quasi 40. L'incidenza delle dispersioni, tra l'altro, sta costantemente aumentando, anche in confronto ai dati già alti dell'ultimo censimento di 4 anni fa, quando la percentuale di dispersione era comunque il 32,1% del volume totale.
I dati arrivano dal nuovo censimento delle acque ad uso civile realizzato dall'Istat, riferito all'anno 2012 e ottenuto tramite le rilevazioni presso gli oltre tremila enti gestori dei servizi idrici attivi sul territorio.
In primo luogo, il nuovo censimento conferma l'aumento costante, rilevato da anni, del prelievo di acqua potabile dall'ambiente: nel 2012 il volume di acqua per uso potabile prelevato nel 2012 è stato pari a 9,5 miliardi di metri cubi, assicurato da una produzione giornaliera di 25,9 milioni di metri cubi, il 3,8% in più rispetto al 2008. Il volume e la numerosità dei prelievi dipendono da diversi fattori, tra i quali le caratteristiche idrogeologichelocali, visto che la risorsa non è uniformemente distribuita nel Paese. Soprattutto nel Centro-Sud i punti di prelievo sono distanti dai luoghi di consumo finale, generando aree di maggiore criticità idrica. Ciò, spiega l'Istat, richiede la presenza di infrastrutture complesse e il trasporto di ingenti volumi di acqua per lunghe distanze, in diversi casi anche tra regioni confinanti.
Insieme, le regioni del Nord-ovest e del Sud contribuiscono a più della metà dei prelievi complessivi di acqua per uso potabile. A livello regionale, è la Lombardia la regione dove si preleva il maggior volume di acqua per uso potabile, il 16% del totale, ma sono consistenti anche i volumi nel Lazio (12,5%) e in Campania (10,1%).
I dati sui prelievi, tuttavia, acquistano un valore differente considerando, come detto, l'ingente aumento delle dispersioni. A volte i volumi di acqua immessi sono superiori a quelli effettivamente necessari, al fine di garantirne il livello di consumo. Le cause sono differenti: ci sono dispersioni considerate fisiologiche e altre legate all’estensione della rete, al numero degli allacci, alla loro densità e alla pressione d’esercizio. Ma le dispersioni derivano anche da altri problemi: rotture nelle condotte, vetustà degliimpianticonsumi non autorizzatierrori di misura. Una situazione, specifica l'Istat, che permane nonostante negli ultimi anni diversi gestori del servizio idrico si siano impegnati a cercare di garantire un elevato livello di qualità nella misurazione dei consumi e un più assiduo monitoraggio del parco contatori, la cui eventuale obsolescenza può provocare la non corretta contabilizzazione dei volumi erogati.
In questo senso, la maggiore diffusione dei contatori, soprattutto per quanto riguarda la misurazione dell’acqua erogata all’utente finale, ha evidenziato in maniera oggettiva situazioni di forte criticità precedentemente non individuate. L'Istituto, infine, mette in luce come a contribuire alla dispersione idrica, negli ultimi anni, sia stato il calo delle attività di manutenzione degli impianti, a causa di una diffusa riduzione degli investimenti nel settore idrico e, in generale, a causa della crisi economica.
Nel complesso le dispersioni di rete ammontano a 8,6 milioni di metri cubi persi al giorno, ovvero poco meno di 100 mila litri al secondo. Si disperdono quindi, per ogni residente, 144 litri al giorno oltre quanto effettivamente consumato.
Per quanto riguarda i dati regionali, le situazioni di maggiore criticità si registrano nelleIsole e nel Centro-Sud, con le eccezioni di Abruzzo e Puglia, che negli ultimi anni hanno sanato alcune situazioni di forte dispersione. Seppur con livelli più bassi, anche nelle regioni del Nord si registra un generale peggioramento della dispersione di rete, ad eccezione della Valle d’Aosta.
L'analisi dell'Istat offre ulteriori spunti di interesse sul sistema idrico, come ad esempio quelli sugli impianti di depurazione delle acque reflue urbane: nel 2012 sono 18.786, di cui 18.162 in esercizio, con una maggior concentrazione al Nord. Gli impianti di depurazione con trattamento avanzato, pur rappresentando soltanto il 10% degli impianti complessivi, trattano più del 60% dei carichi inquinanti convogliati nei depuratori delle acque reflue urbane. Nella maggior parte dei casi questi impianti sono a servizio dei grandi centri urbani, mentre al Sud e nelle Isole è più alta la percentuale di impianti con trattamento almeno secondario.
Va segnalato, infine, che rispetto al 2008 si è ridotto del 27,8% il carico di inquinanti di origine industriale che affluisce agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario o avanzato. Mentre i carichi di origine civile trattati negli impianti di tipo secondario o avanzato sono pari al 57,6%, di poco superiore al dato del 2008 (56,5%).

Report incontro Sen. Pagliari (PD) su ddl Madia "Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche"
Roma, 30 Gennaio 2015


Giovedì 29 Gennaio si è svolto l'incontro con il Sen. Pagliari (PD), relatore di maggioranza del disegno di legge delega Madia “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.
Presenti per il Forum dei Movimenti per l'Acqua: Severo Lutrario e Paolo Carsetti.

APPELLO di Alex Zanotelli

APPELLO
NO A BANCHE ARMATE,
SI’ A DIFESA NON ARMATA

                                          

La guerra imperversa ormai dalla Somalia all’Iraq, dalla Siria al Sud Sudan, dal Califfato Islamico(ISIS) al Califfato di Boko Haram (Nigeria), dal Mali all’Afghanistan, dal Sudan (la guerra contro il popolo Nuba) alla Palestina, dal Centrafrica al Libano. La Libia sta sprofondando in una paurosa guerra civile di tutti contro tutti, come sta avvenendo nello Yemen. L’Ucraina sta precipitando in una carneficina che potrebbe portare l’Europa in guerra contro la Russia.

venerdì 30 gennaio 2015

12 e 13 Febbraio 2015
Contro le privatizzazioni: si difende l'acqua, si costruisce democrazia


Il governo Renzi ha realizzato un meccanismo subdolo che rilancia le privatizzazioni e la mercificazione dei beni comuni, a partire dall'acqua.
Lo ha fatto tramite lo Sblocca Italia e la legge di stabilità, sul finire del 2014.

Probabilmente pensava che, una volta fatti passare questi provvedimenti a colpi di fiducia, sarebbero cessate le mobilitazioni che hanno attraversato moltissimi territori in questi mesi.
Ma così non è, perchè in tutta Italia comitati e movimenti sociali stanno proseguendo nella costruzione di percorsi e iniziative tramite le quali contrastare l'applicazione di questi provvedimenti.

Pensare, infatti, di mettere a tacere la volontà popolare che si è già espressa con un referendum contro le privatizzazioni dell'acqua e dei servizi pubblici, continuare ad aumentare la cementificazione, continuare ad inquinare e devastare i territori e a mettere sempre più a repentaglio la salute, indica un'attenzione del Governo diretta agli interessi di pochi, a discapito del benessere della collettività.

E questo è ancora più evidente con quello che sta accadendo sul servizio idrico, dove un'ondata di privatizzazioni, fusioni e accorpamenti si sta mettendo in moto, peggiorando la qualità de servizio, facendo aumentare le tariffe e negando un diritto fondamentale.
E lo si fa, soprattutto, esautorando gli Enti Locali rispetto alle scelte fondamentali di programmazione del territorio e  ricattandoli rispetto alla vendita dei beni comuni, sopprimendo di fatto gli spazi di democrazia.

Per queste ragioni, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, invita tutte e tutti ad unirsi alle mobilitazioni che i comitati organizzeranno nelle giornate del 12 e 13 Febbraio, per affermare che vogliamo diritti e garanzie sociali, a partire dal ruolo dei Comuni e dalla difesa dei territori in cui viviamo, perchè vogliamo decidere sulle nostre vite e sui beni comuni.

Per questo diciamo con forza: si difende l'acqua, si costruisce democrazia!

TTIP

QUANDO GLI INVESTORI SONO “PIÙ UGUALI” DI NOI






[di Antonio Tricarico]
 
Alla fine la Commissione europea si è pronunciata su uno dei dossier più spinosi del negoziato TTIP, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, tanto sostenuto anche dal governo italiano. Ovvero la creazione di tribunali speciali privati per gli arbitrati sugli investimenti in cui le multinazionali Usa potrebbero portare in giudizio i paesi europei qualora questi ultimi cambino le loro legislazioni ambientali, sociali e di sicurezza, impattando in qualche modo i profitti attesi per i capitalisti a stelle e strisce.

SELVA DI PROGNO: Ok ad Acque veronesi «Ma ecco le condizioni»

sabato 24 gennaio 2015 – PROVINCIA – Pagina 36
SELVA DI PROGNO. La società gestisce il servizio idrico di 77 centri, esclusi quelli del Garda

Ok ad Acque veronesi
«Ma ecco le condizioni»

Vittorio Zambaldo
Il vicesindaco Peloso: «È l'atto finale di un lungo braccio di ferro Ci siamo tenuti le concessioni per una decina di sorgenti»
Una caraffa d'acqua con il logo di Acque Veronesi
Con l'adesione del Comune di Selva di Progno ad Acque Veronesi, votata a maggioranza dal Consiglio comunale e l'astensione della minoranza, l'intera Val d'Illasi ha trasferito la gestione del servizio idrico integrato e la concessione in uso gratuito delle infrastrutture idriche di proprietà comunale alla società che raggruppa 77 Comuni Veronesi, tutti ad eccezione di quelli dell'area del Garda e di Mezzane di Sotto che ancora resiste come Comune «ribelle».

venerdì 23 gennaio 2015

>Inquinamento da Pfas

Verona e Vicenza. Inquinamento da Pfas, scatta l’esposto per disastro ambientale: «Sequestrate i pozzi contaminati»

acquaL’accusa è pesante: disastro ambientale a causa del rilascio di sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas). Legambiente e dodici associazioni ambientaliste chiedono, in un esposto alle procure di Vicenza e di Verona, di sequestrare i pozzi contaminati attorno alla fabbrica Miteni di Trissino e di individuare i responsabili dell’inquinamento delle falde acquifere di 59 comuni fra le province di Vicenza, Verona e Padova, da Trissino giù fino a Montagnana, passando per Lonigo, Cologna Veneta e Vicenza. «Queste sostanze persistono 60 anni nell’acqua e 5 nel sangue – dice Vincenzo Cordiano dell’associazione Isde Medici per l’ambiente – ed è dimostrata una correlazione con l’aumento dei tumori ai testicoli e ai reni».